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Gli attentati dell’11 Settembre che hanno cambiato la storia

Settembre 7, 2021
Raffaella Cesaroni

A pochi giorni dall’anniversario per i vent’anni dall’attentato di Al-Qaeda alle Torri gemelle del World Trade Center di New York, vi racconto perché quel giorno così tragico segnò per me l’inizio di una nuova storia professionale.

Come tutti, anche io ricordo perfettamente dov’ero e cosa facevo nel momento esatto in cui il volo 11 American Airlines e il 175 United Airlines si infilarono nelle Torri Nord e Sud del World Trade Center di New York. Succede così ogni volta che un evento eccezionale ci travolge. E quella volta il mondo intero fu sconvolto da un attacco terroristico difficile persino da immaginare. Talmente assurdo che, lì per lì, a me e alle mie colleghe – tutte giovanissime giornaliste – sembrò il trailer di un film. Vi racconto…

Tornavamo dalla pausa pranzo. L’organizzazione di Stream News allora era molto diversa. Nel Canale dedicato alle notizie di Stream (ricordate Stream Tv e Tele+?) gli appuntamenti col Tg erano simili a quelli di una tv generalista. Tg della mattina, quello dell’ora di pranzo, il Tg delle 20 e poi quello di tarda serata. Dopo aver lavorato alla confezione dell’edizione delle 13 e dopo aver seguito o condotto la diretta (all’epoca mi occupavo molto di news sportive), se non si decideva di uscire nella pausa pranzo che era abbastanza lunga, ci si ritrovava a mensa. Stavamo tornando da lì, dopo le 14. In una giornata che sembrava “normale”, fino a quando la normalità si scontrò con quello che vedemmo in sui monitor in redazione. Su ogni colonna c’erano delle tv sintonizzate sulle agenzie video internazionali, in particolare la Reuters. Avevamo costantemente sotto gli occhi i fatti più importanti che accadevano nel mondo e se lavori per un Tg, le immagini sono alla base di tutto. In alcuni momenti della giornata passavano quelle di Show-biz. Trailer dei film, backstage, tappeti rossi, effetti speciali.

In redazione guardammo le due Torri del World Trade Center bucate, fumanti. Calò il gelo perché nessuno capiva. Era qualcosa di troppo lontano dalla realtà. I grattacieli più famosi di New York, il quartiere della Lower Manhattan, il cuore degli Stati Uniti, l’Occidente, la Democrazia, la Libertà. Davvero per alcuni minuti io e i miei colleghi pensammo che fosse un film di cui c’era sfuggita l’uscita. Ma no, tutto vero. Ecco, quel giorno cambiò la storia. Da vent’anni esiste un prima dell’11 Settembre e un dopo l’11 Settembre. Gli attacchi suicidi coordinati contro gli Stati Uniti d’America compiuti da Al-Qaida segnarono l’inizio di una lunga guerra al terrore che non è finita con la morte di Osama Bin Laden. Un anniversario, quello dei 20 anni dall’11 Settembre 2001, che arriva a pochi giorni dalla sanguinosa riconquista dell’Afghanistan da parte dei Talebani. I fondamentalisti islamici nel mese d’Agosto che ci siamo lasciati alle spalle hanno ricordato a tutti con repressioni, rastrellamenti, torture, esecuzioni sommarie, quanto il terrorismo sia ancora vivo e vegeto. In questi giorni di fine estate, raccontando al Tg le barbarie dell’Afghanistan, ho riflettuto a lungo su questo. E capito anche quanto l’11 Settembre 2001 abbia condizionato il corso della mia carriera giornalistica e quindi della mia vita.

Vi spiego perché, tornando ancora a quel giorno, quando il nostro capo redattore, Franco Ferraro, capì immediatamente l’enorme portata di quello che stava succedendo. Nella vita di un giornalista, di eventi così, quanti ne capitano? Franco fece molto di più di quello che un professionista ha il dovere e il compito di fare. Con il sostegno del nostro Direttore di allora, Antonio Marano, decidemmo di andare subito in diretta per raccontare al pubblico cosa stesse accadendo. Non era importante essere perfetti, non serviva tagliare e montare le immagini, in quel momento potevano essere mandate in onda in diretta così come arrivavano, passando da un’agenzia internazionale all’altra, anche a costo di mandare in onda barre, errori, “sporcature”. Insomma, gli schemi stavano saltando, si sarebbe andati a braccio, per ore, senza sapere fino a quando. Ecco, esattamente in quelle ore per noi, per me, per l’informazione, tutto cambiò.

Fu in quel momento che la “nostra” Stream News si trasformò in tutt’altra cosa. Non ce ne rendemmo conto subito, ma in quell’11 Settembre 2001, mentre assistevamo attoniti a quello che sarebbe diventato poi Ground Zero, mentre raccontavamo questa pagina indelebile della nostra storia moderna, vivevamo anche il giorno zero, o meglio il primo giorno della all-news che ci eravamo inventati, lì per lì, seguendo l’istinto e la follia. Incollati ai Pc, con un occhio sui monitor, l’altro sulle agenzie di stampa, con una mano sulla tastiera e l’altra che teneva il cellulare oppure il telefono, raccoglievamo quanti più elementi potevamo per costruire la migliore informazione possibile, perlomeno per i mezzi che avevamo. Mi vengono ancora i brividi, se ci penso sale ancora l’adrenalina.

Seppure nella tragicità di quello che accadde e che tutti noi vorremmo non fosse mai successo, io ei miei colleghi di allora avemmo almeno la “fortuna” professionale di esserne testimoni e di avere la responsabilità e la chance di dare tutto il meglio di cui eravamo capaci per raccontare con lucidità e obiettività quello che succedeva, i perché, le conseguenze. Iniziammo una diretta che non si è mai più fermata. Quel giorno il telegiornale “classico” da trenta minuti si trasformò in un flusso di informazione senza soluzione di continuità. Stream News divenne il primo esempio di all-news italiana. E quando il nostro editore, Rupert Murdoch, anziché vendere Stream Tv alla proprietà di Tele+, si comprò la tv satellitare concorrente e nacque Sky Italia, io ebbi il mio primo contratto a tempo indeterminato a Sky Tg24. Era Maggio 2003.

Dentro il Canale di informazione di Sky per il quale ancora lavoro dopo tutti questi anni con lo stesso entusiasmo del primo giorno, c’è sicuramente il know-how degli australiani, degli americani e degli inglesi, gli uomini di Murdoch che nell’estate del 2003 vennero a Roma ad insegnarci come realizzare al meglio la prima all-news italiana. Ma c’è anche la nostra Stream News di qell’11 Settembre lì. Eccome se c’è. Nella primavera del 2003 il Direttore Emilio Carelli si trovò davanti quel gruppo di giornalisti giovani, pieni di idee e di voglia di fare. Ci provinò uno ad uno, ci scelse uno ad uno, assegnò ad ognuno di noi il compito che riteneva più giusto. Quello che chiese a me, è quello che faccio ancora oggi.

Non smetterò mai di ringraziarlo. Il 31 Agosto 2003, il giorno in cui Sky Tg24 andò on-air, fu lui a volere che io conducessi il telegiornale dell’ora di pranzo. Solo qualche mese dopo decise che il mio carattere, il mio modo di porgere le notizie era giusto e adatto per le news del mattino. Iniziarono le mie sveglie nel cuore della notte, quelle che ancora oggi suonano per me quasi tutte le mattine. Ma questa è un’altra storia che magari vi racconterò. Tutto questo per dirvi che l’11 Settembre di vent’anni fa per me rappresenta veramente il giorno che ha cambiato la storia. Anche la mia personale.

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